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Storia Dei Giochi Olimpici 2° parte di Enrico Pogaccini

I Giochi Olimpici Moderni

 

La storia dei Giochi Olimpici riprese vita dopo quindici secoli di assenza dal panorama sportivo su impulso del barone francese Pierre de Coubertin al tramonto del XIX secolo.

 

Un risveglio dell’interesse verso i Giochi antichi si era già diffuso a cavallo della metà del XIX secolo, in seguito alla scoperta archeologica dell’antica città di Olimpia, avvenuta nel secolo precedente.

De Coubertin, fortemente interessato alla pedagogia e grande sostenitore dell’importanza dello sport nell’educazione, riuscì ad organizzare nel 1894, a Parigi, un congresso che aveva lo scopo di riportare in vita i Giochi Olimpici; in questa tavola rotonda, che divenne poi il I Congresso Olimpico, venne anche creato il CIO (Comitato Olimpico Internazionale).

 

Il barone francese prese come ispirazione per la rinascita della manifestazione i Giochi Olimpici di Zappas, un evento creato del filantropo greco Evangelis Zappas nel 1859 e che vide lo svolgersi di tre edizioni, che in Grecia ottennero un discreto successo e seguito.

 

Il congresso di Parigi stabilì che la prima edizione dei Giochi Olimpici dell’era moderna si sarebbe tenuta ad Atene nel 1896 sotto l’organizzazione e la supervisione del CIO. Venne inoltre deciso che le Olimpiadi si sarebbero svolte ogni quattro anni e fossero ospitate ogni volta da un paese diverso, così da rimarcare il loro carattere universale; quest’ultimo punto portò a diverse contestazioni, soprattutto da parte della Grecia che considerava la manifestazione un suo simbolo e per questo proponeva Atene come sede permanente.

 

Alla prima edizione parteciparono 241 atleti in rappresentanza di 14 paesi. Furono nove gli sport a comporre il programma e, ad eccezione della scherma, dovevano soddisfare il requisito del dilettantismo degli atleti partecipanti.

 

A quella di Atene seguirono due edizioni che non ottennero il successo sperato.

Quella di Parigi del 1900, organizzata in contemporanea con l’Esposizione universale da tempo programmata nella capitale francese, vide le competizioni sportive passare in secondo piano invece di godere, come nelle intenzioni di de Coubertin, dell’afflusso di pubblico già presente in città; resta un’edizione degna di nota in quanto per la prima volta le donne poterono partecipare alla manifestazione.

 

Le III Olimpiadi, tenutesi a Saint Louis negli Stati Uniti, furono un buco nell’acqua. La partecipazione fu scarsa, i partecipanti furono molti meno di quelli di Parigi e le nazioni rappresentate meno della metà a causa della difficoltà a raggiungere la sede; inoltre, come per l’edizione precedente, l’evento fu organizzato in contemporanea all’Esposizione universale.

Quello che maggiormente mise in cattiva luce questi Giochi furono però le competizioni ribattezzate “giornate antropologiche” o “Giochi tribali”, in cui si svolgevano gare riservate ad etnie considerate inferiori, come ad esempio gli indigeni. Tutto ciò era in netto contrasto con quelli che erano i propositi olimpici di fratellanza e contrari alle discriminazioni.

 

 

De Coubertin, contrario fin da subito alla piega che aveva preso l’edizione americana, tanto che decise di non assistere a nessuna gara e capì che era il momento di dare una svolta all’organizzazione delle Olimpiadi, affrancandole dalle Esposizioni universali e rendendole più moderne.