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Il nuoto come strumento per azzerare le diversità. Di Beatrice Mauri.

Il nuoto propone infinite occasioni per azzerare le diversità.

L’acqua ha il grande potere di alleggerire le movenze, di semplificare le attività motorie e, al tempo stesso, di allenare la maggior parte dei muscoli del corpo e di riabilitare funzioni compromesse. L’attività natatoria, quindi, è particolarmente indicata sia ai fini di un generico recupero e mantenimento delle funzioni motorie, sia per completare e supportare finalità terapeutiche. Nei casi di persone affette da spasticità, distrofia muscolare, atrofia muscolare e paraplegia si ottengono benefici sul piano del rilassamento muscolare riuscendo a compiere gesti con maggiore ampiezza di movimento o addirittura impossibili “a secco”.



Grazie al nuoto la persona con disabilità è in grado di migliorare le proprie capacità cognitive, aumentare le proprie capacità fisiche e ottenere gratificazione dai risultati raggiunti, cosa che migliora la stabilità emotiva.  L’acqua e la pratica del nuoto rappresentano la possibilità di raggiungere un pieno benessere psico-fisico e la possibilità di mantenere una condizione di salute.



Nei soggetti con disabilità intellettiva e relazionale l’attività in acqua facilita la gestione degli aspetti emotivi e dei disturbi comportamentali, aiuta a gestire l’aggressività, favorisce il mantenimento dell’attenzione e stimola il soggetto dal punto di vista sensoriale.  

L’attività sportiva natatoria diventa un’occasione d’incontro e favorisce i processi d’integrazione, diventando uno strumento di riabilitazione sia fisica che psicologica. Attraverso il recupero di funzioni perdute e l’acquisizione di nuove abilità, il soggetto ritrova la fiducia in sé stesso e accresce la propria autostima, ponendosi nei confronti della società come un soggetto alla pari, con i propri sogni ed aspirazioni che non sono legati alla propria condizione, ma che vanno oltre, considerando la propria disabilità come un punto di partenza ormai acquisito e superato.



In Italia l’organizzazione e la regolamentazione dell’attività natatoria paralimpica è stata affidata dal 2010 alla FINP (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico) per quanto riguarda la disabilità fisica e alla FISDIR (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali) per quanto riguarda la disabilità intellettiva relazionale. Le disabilità dei nuotatori paralimpici possono essere singole o multiple. I nuotatori sono classificati in base al tipo di disabilità: le disabilità fisiche vengono collocate in una categoria tra S1 e S10 (dove 1 corrisponde ai tipo più severo di disabilità), le disabilità visive da S11 a S13 e le disabilità intellettive nel S14.



 

Ai Giochi Paralimpici di Londra 2012, dopo solo due anni dalla sua costituzione, la FINP partecipa con una delegazione di 11 atleti. Le Paralimpiadi di Rio 2016 hanno ottenuto un importante passo avanti per il nuoto paralimpico italiano: 21 azzurri convocati, il numero più alto di sempre per la Nazionale FINP. Il 2019è un anno che rimarrà nella storia per la Federazione Italiana Nuoto Paralimpico: con 50 medaglie la Nazionale di Nuoto paralimpico viene incoronata Campione del Mondo, fantastico risultato e ancor più sorprendente vista la giovane storia del movimento.